Che differenza c’è tra criminologo e investigatore privato?

Quando si parla di criminologi e investigatori privati, spesso si tende a confondere le due figure. Tuttavia, si tratta di professionisti con ruoli e competenze diverse, anche se entrambi operano nell’ambito delle indagini e della giustizia. In questo articolo vedremo quali sono le differenze principali tra criminologi e investigatori privati, analizzando le loro funzioni, il percorso formativo e le normative che li regolano.

Chi è il criminologo

Il criminologo è uno studioso della criminologia, la disciplina che analizza il crimine nelle sue cause e manifestazioni. Secondo l’enciclopedia Treccani, la criminologia è una scienza interdisciplinare che integra l’antropologia criminale, la psicologia criminale e la sociologia criminale. Sebbene il criminologo sia una figura accademica, non si limita solo alla ricerca, ma può partecipare attivamente a processi penali come consulente tecnico.

Va sottolineato che non esiste un’unica figura di “criminologo”, ma diverse specializzazioni. Si parla infatti di criminologo giurista, criminologo psichiatra, criminologo psicologo o criminologo sociologo. Non esiste un albo professionale per questa figura, poiché non è riconosciuta come una professione autonoma, ma come una specializzazione acquisita tramite Master.

IL RUOLO DEL CRIMINOLOGO NEI PROCESSI PENALI

Il criminologo può essere coinvolto nei processi penali su mandato della magistratura, della difesa o della parte civile. Dal 2000, con la riforma del codice di procedura penale (Legge 7 dicembre 2000 n. 397), sono state introdotte nuove figure come i consulenti tecnici (CTU/CTP) e gli investigatori privati autorizzati. Si tratta di professionisti altamente specializzati che operano su singoli casi, fornendo consulenze tecniche.

CHI è L’INVESTIGATORE PRIVATO

L’investigatore privato è un professionista autorizzato con licenza che svolge indagini per conto di terzi, raccogliendo prove e informazioni. A differenza del criminologo, l’investigatore deve essere munito di una licenza specifica, rilasciata ai sensi dell’ex art. 134 del TULPS, per operare in ambito civile. Tuttavia, per svolgere indagini penali, è necessaria un’ulteriore autorizzazione.

Licenze e Autorizzazioni: Un Doppio Standard?

Un aspetto controverso riguarda il fatto che, per svolgere indagini penali, l’investigatore privato debba possedere una licenza specifica, mentre il criminologo, in qualità di consulente tecnico, non ha bisogno di una licenza. La norma cardine (art. 327 bis c.p.p.) stabilisce che il difensore può avvalersi sia di un investigatore privato autorizzato sia di un consulente tecnico, mettendo entrambe le figure su un piano di parità.

Questa discrepanza solleva un dubbio: perché solo l’investigatore privato deve essere provvisto di licenza per svolgere indagini penali, mentre il criminologo no?

UNA QUESTIONE DI LIBERALIZZAZIONE

Molti sostengono che la licenza per gli investigatori privati sia ormai un sistema obsoleto, che non tutela più il consumatore né la cittadinanza. Dopo l’introduzione del D.M. 269/10, che equipara investigatori formati secondo il vecchio ordinamento e quelli post-riforma, il sistema delle licenze appare anacronistico. Una liberalizzazione della professione potrebbe aprire nuove opportunità per i giovani che desiderano intraprendere questa carriera.

Inoltre, le associazioni professionali, come previsto dalla Legge 4/2013, potrebbero svolgere efficacemente i compiti di controllo attualmente affidati alle prefetture. Questo renderebbe più fluido l’accesso alla professione, eliminando barriere burocratiche e favorendo un mercato più competitivo.

 

Conclusioni: Due Professioni Diverse, ma Complementari

In definitiva, criminologi e investigatori privati svolgono ruoli distinti ma complementari nel campo delle indagini e della giustizia. Mentre il criminologo si occupa prevalentemente di analisi scientifica e consulenze tecniche, l’investigatore privato è direttamente coinvolto nella raccolta di prove per conto di privati o avvocati. Tuttavia, la questione delle licenze e delle autorizzazioni merita una riflessione più approfondita, soprattutto alla luce delle direttive europee che promuovono la liberalizzazione delle professioni.

L’abolizione delle licenze potrebbe essere una soluzione per rendere il settore più accessibile e trasparente, garantendo al contempo la qualità dei servizi offerti ai consumatori.

 

Alessandro Cascio
Presidente Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza (APIS)